Le irrigazioni su grande scala, oltre ad aumentare la produzione agricola, possono temporaneamente mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in alcune zone: è questa la conclusione a cui è giunto uno studio pubblicato sul Journal of Geophisical Research. Ma, mettono in guardia gli autori, quando le falde acquifere si saranno svuotate, verranno meno sia la quantità di raccolto che l'effetto di raffreddamento; pertanto, il punto centrale è capire quale percentuale di riscaldamento viene nascosta a causa delle irrigazioni.
Gli scienziati sono abbastanza daccordo nell'affermare che l'uomo ha determinato un riscaldamento di circa 0.7°C nell'ultimo secolo, principalmente per immissione di notevoli quantità di anidride carbonica in atmosfera, ma non è facile stimare quale sarà l'entità di questo riscaldamento nei prossimi anni. La variazione di temperatura media dipende infatti non solo dalle emissioni, ma anche da altri fattori: per esempio, gli oceani e la vegetazione riescono ad assorbire una quantità maggiore di anidride carbonica, ma recenti studi hanno mostrato che questo assorbimento sta lentamente rallentando. Oltre all'anidride carbonica, vengono poi immessi in atmosfera anche altre particelle inquinanti, le quali, aumentando la riflessione della radiazione solare verso lo spazio, contribuiscono a raffreddare il pianeta. Raffreddamento che in alcune zone può essere provocato anche dal pompaggio di acqua nelle colture.
Gli autori dello studio, Puma e Cook del Goddard and Columbia's Lamont-Doherty Earth Observatory, sono stati i primi ad occuparsi della questione, mettendo in relazione, grazie a simulazioni matematiche, i dati di temperatura e precipitazione con il trend della quantità di acqua irrigata nel secolo scorso. I risultati hanno mostrato che il raffreddamento è aumentato a partire dagli anni 50, quando si è verificata una forte crescita delle irrigazioni; inoltre è emerso un aumento della precipitazione sottovento alle zone intensamente irrigate.
Nelle regioni calde e secche, le irrigazioni fanno si che le colture rilascino una maggiore quantità di vapore acqueo in atmosfera per il processo di evapotraspirazione; inoltre, parte dell'energia proveniente dal sole è utilizzata, come calore latente, per l'evaporazione dell'acqua al suolo e questo riduce il riscaldamento del suolo stesso. E' lo stesso effetto per cui asciugarsi al sole estivo dopo una nuotata può risultare piacevolmente rinfrescante.
A livello globale, l'impatto sul clima di questo raffreddamento è poco rilevante (circa un decimo di °C), ma, a livello locale, può eguagliare, o addirittura superare, gli effetti dei gas serra. Per esempio, lo studio ha evidenziato che nel bacino del fiume Indo, in India, le irrigazioni potrebbero aver provocato un raffreddamento climatico di circa 3°C, mentre nelle zone fortemente irrigate della California e della Cina può arrivare a 1-2°C. Ma raffreddamenti meno rilevanti (circa 0.5°C) sono stati rilevati anche in alcune zone europee, del Nord-America ed in Asia, durante la stagione estiva.
Ma le irrigazioni possono influenzare il clima anche sotto altri aspetti: la ricerca mostra infatti un aumento di circa 1 mm al giorno delle precipitazioni nelle zone sottovento alle aree irrigue. Gli scienziati ipotizzano infine che ci potrebbero essere ripercussioni anche sul pattern dei monsoni asiatici, che con le loro abbondanti precipitazioni assicurano un'alimentazione a quasi metà della popolazione mondiale; quest'ultimo risultato, in particolare, è però ancora abbastanza incerto e necessita di ulteriori approfondimenti futuri.
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