Volare nei paesi in via di sviluppo aumenta di tredici volte il rischio di incidente: è questa la conclusione a cui è giunto uno studio pubblicato sulla rivista Transportation Science del Institute of Operational Research and the Management Sciences.
Analizzando i dati relativi al traffico aereo per il periodo 2000 - 2007, è emerso che la probabilità di morire in un volo di linea di paesi sviluppati (tipo USA, Giappone o Irlanda) è di una su 14 milioni; ciò vuol dire che, immaginando di prendere un aereo al giorno, bisognerebbe aspettare in media 38 mila anni prima di incappare in un incidente mortale. Volando invece con compagnie di paesi economicamente avanzati ma "inclusi" nel Terzo Mondo, come Brasile, Taiwan o India, il rischio si alza fino ad un incidente ogni 2 milioni di voli, mentre sale ad uno ogni 800 mila per i voli dei paesi meno avanzati.Il professor Barnes, autore dello studio, ha affermato che le differenze nel rischio non sono statisticamente significative all'interno dei gruppi, ma risultano significative confrontando i tre diversi gruppi.
Tutte queste statistiche riflettono i grandi progressi che sono stati fatti in tema di sicurezza aerea: tali risultati, infatti, portano non a distinguere i voli "sicuri" dai voli "pericolosi", ma i voli "sicuri" rispetto ai voli "molto sicuri". Non è raro, infatti, di passare un mese intero senza la notizia di incidenti aerei.
Anche se lo studio ha preso in considerazione i dati fino al 2007, i risultati si possono applicare benissimo anche agli anni successivi; nel 2010, fino a questo momento, si sono registrati 8 incidenti mortali su voli di linea, tutti avvenuti in paesi in via di sviluppo.
A questo punto ci si potrebbe chiedere come mai, nei paesi sviluppati del Terzo Mondo, risulti un tasso di incidenti più alto rispetto a quelli dei paesi del "Primo Mondo", data la tendenza ad avere quasi gli stessi standard in termini di aspettativa di vita e di reddito pro-capite. Secondo Barnett, questi paesi, dal punto di vista del rispetto verso l'autorità e dell'individualismo, sono molto più vicini a quelli del Terzo Mondo rispetto a quelli del Primo Mondo. Vale a dire, cioè, che il loro passaggio economico verso le nazioni più sviluppate non è stato accompagnato anche da un necessario cambiamento culturale.
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