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venerdì 24 settembre 2010

Realizzata la mappa globale delle polveri sottili


Conoscere la reale distribuzione delle particelle pericolose è fondamentale per una efficace attività di contrasto; questo vale, a maggior ragione, per le cosiddette PM2.5, le quali sono considerate responsabili della morte prematura di milioni di individui.Le PM2.5 sono particelle di dimensioni inferiori a 2.5 micrometri e, a causa delle loro piccole dimensioni, riescono ad oltrepassare le naturali barriere difensive del nostro organismo e a raggiungere i polmoni.

In assenza di stazioni di misura a terra, non è facile risalire alla concentrazione di questo tipo di inquinanti; anche gli strumenti satellitari non riescono ad effettuare misure efficaci, soprattutto in quanto non riescono a distinguere le polveri prossime al suolo da quelle presenti in alta atmosfera. La presenza di nubi e l'alta riflettività delle zone desertiche o innevate possono creare inoltre ulteriori problemi. 

Combinando le misure da satellite con le distribuzioni verticali degli inquinanti ricavate da modelli matematici appositamente costruiti, i ricercatori canadesi della Dalhousie University sono riusciti ad ottenere la prima mappa globale delle particelle pericolose. Questa mappa, che si riferisce al periodo che va dal 2001 al 2006, non ha aggiunto informazioni sostanziali nelle regioni già coperte da reti di misura, ma fornisce una prima stima della concentrazione delle PM2.5 nelle zone non coperte.

La mappa (clicca qui per una versione ingrandita) mostra livelli molto alti di PM2.5 in una fascia piuttosto ampia che va dal deserto del Sahara all'Asia orientale.  Se si fa un confronto con le mappe di densità della popolazione, è evidente che oltre l'80 per cento della popolazione mondiale respirare aria inquinata, a livelli che superano quello raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità di 10 microgrammi per metro cubo. I livelli di PM2.5 sono relativamente bassi negli Stati Uniti, anche se delle sacche sono visibili nelle aree urbane del Midwest e dell'Est. Focalizzando l'analisi sull'Italia, si nota come in Pianura Padana, data l'elevata urbanizzazione e la conformazione orografica, rappresenti un'area di alta concentrazione di inquinanti.

La mappa non distingue tra le particelle prodotte per cause naturali e quelle invece prodotte dall'uomo. Il vento, infatti, fa alzare delle grandi quantità di polveri nel deserto arabico ed in quello del Sahara. In molte aree fortemente urbanizzate, come la Cina o l'India settentrionale, gli impianti industriali e le centrali, che bruciano carbone senza particolari azioni di filtraggio, determinano la formazione di pericolose e costanti scie di solfati e particolato carbonioso. Anche gli scarichi dei motori e i roghi agricoli possono dar luogo a polveri pericolose, ricche di nitrati e sostanze carboniose. Proprio le molte e diverse specie chimiche che compongono le PM2.5 fanno si che non sia ancora possibile stabilire quali siano quelle più pericolose.
La mappa aiuterà gli scienziati, tra le altre cose, ad approfondire la correlazione tra la concentrazione delle polveri sottili e la mortalità o l'incidenza delle malattie; argomento piuttosto importante ed urgente, se si pensa che nei soli Stati Uniti il PM2.5 è ritenuto responsabile di circa 60 mila morti ogni anno.

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