Le eruzioni vulcaniche sono tra i fenomeni naturali più pericolosi e distruttivi; il fatto che la frequenza di accadimento sia minore rispetto ad altri fenomeni e che questo tipo di rischio sia ristretto in determinate zone, lo fa sembrare, secondo l'opinione comune, di secondaria importanza. Se si pensa però alla situazione del Vesuvio, che con le circa 600 mila persone a rischio rappresenta il più importante problema italiano di protezione civile, o alle implicazioni che ha avuto l'eruzione del vulcano islandese, ci si rende subito conto che riuscire a prevedere un'eruzione vulcanica è di fondamentale importanza.
Si è ancora lontani da una previsione precisa in termini temporali, ma grazie ad uno studio dell'Università di Leeds si sono fatti alcuni passi avanti anche sotto quest'aspetto: attraverso lo studio di 13 eventi magmatici, nei quali la roccia fusa si era introdotta tra le placche africana ed asiatica, gli scienziati hanno scoperto che le intrusioni non sono state affatto casuali. Infatti, le variazioni nelle tensioni della crosta terrestre indotte dalle intrusioni, hanno fatto si che gli eventi non fossero scorrelati ma legati tra loro.
Il gruppo di ricerca ha preso in esame la regione nei pressi di una diga vulcanica di grandi dimensioni (una fessura verticale che si crea quando il magma filtra dal sottosuolo attraverso delle fratture nella superficie della terra), la quale esplose nel deserto di Afar nel settembre 2005, alterando la tensione della crosta terrestre. Il gruppo di ricerca è riuscita inoltre ad individuare 12 dighe più piccole, che si sono formate nella zona nei successivi 4 anni.
Monitorando quindi i livelli di tensione nel terreno nelle zone prossime alle intrusioni, gli studiosi hanno scoperto che la probabilità di un'eruzione aumenta nelle aree dove la tensione della crosta terrestre cresce. In pratica, quindi, si può dire che le eruzioni si influenzano l'una con l'altra.
"Se si analizzano le eruzioni di quest'anno a Ejafjallajokull in Islanda, stimando la tensione della crosta in altri vulcani nelle vicinanze, è possibile stimare se il rischio di una loro eruzione è aumentato o diminuito" ha affermato Ian Hamling, uno degli autori dello studio. "Conoscere la struttura degli stress non ci potrà dire quando un'eruzione accadrà, ma darà una migliore indicazione di dove è più probabile che si verifichi ".
I risultati, pubblicati su Nature Geoscience, aiuteranno gli scienziati a prevedere con maggiore precisione dove potranno verificarsi eruzioni vulcaniche, contribuendo così agli sforzi per limitare i danni che possono provocare.
fonte: University of Leeds
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