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martedì 6 luglio 2010

Le prime immagini dal telescopio spaziale PLANCK

E' stata pubblicata dalla NASA la prima immagine dell'intero cielo fatta dal telescopio PLANCK.
Nell'immagine, che combina i segnali di nove rilevatori a microonde, convivono sia la radiazione cosmica di fondo (l'impronta dell'universo primordiale, che risale a 380 mila anni dopo il big-bang) che l'emissione della Via Lattea.



Il satellite Planck è stato lanciato nello spazio nel maggio 2009, con destinazione il punto lagrangiano L2. I punti lagrangiani sono quei punti caratterizzati da un equilibrio tra la forza gravitazionale terrestre e quella gravitazionale del Sole. In particolare, il punto L2 si trova a 1,5 milioni di km di distanza dalla Terra nella parte opposta al Sole, e, nel corso dell'anno ruota attorno al Sole mantenendo la stessa distanza relativamente al nostro pianeta.
Lo scopo della missione è quello di osservare tutto il cielo con sensibilità e risoluzione angolare elevate su un vasto intervallo di frequenze. L’insieme di queste caratteristiche osservative e strumentali fanno di Planck un esperimento unico e i suoi risultati potrebbero aprire una nuova rivoluzione nella cosmologia moderna.
Tra i tanti risultati attesi è lecito aspettarsi che Planck rivelerà la natura della materia oscura e dell’energia oscura, darà una migliore stima della massa dei neutrini. Con Planck sapremo anche molto di più sulla statistica delle fluttuazioni, che finora è in accordo con quella gaussiana.

Planck osserverà tutto il cielo a 9 frequenze fra 30 e 857 GHz (cioè fra 1 cm e 0.35 mm) e realizzerà le prime mappe complete del cielo in questo intervallo di lunghezze d’onda con risoluzione compresa fra 0.5 gradi e qualche minuto d’arco. È ovvio che, dovendo separare i segnali astrofisici dal segnale di fondo cosmico a microonde (CMB), Planck consentirà anche di studiare le varie sorgenti di emissione prodotte nella nostra galassia e in quelle distanti.
In particolare consentirà di studiare le emissioni diffuse galattiche: quella di sincrotrone dovuta agli elettroni in moto nel campo magnetico della nostra galassia, quella cosiddetta di “frenamento” dovuta all’emissione degli elettroni in mezzo agli atomi ionizzati, e quella emessa dai grani di polvere galattica. Osserverà anche le regioni delle stelle in formazione, le stelle evolute e i loro resti, e consentirà si sviluppare un vero e proprio modello fisico tridimensionale della nostra galassia e delle sue proprietà fisiche.
Planck osserverà decine di migliaia di galassie esterne combinando le misure dei suoi due strumenti. Queste, insieme a quelle ottenute con i radiotelescopi e con i telescopi infrarossi, ottici, ultravioletti, e i satelliti X e gamma (molti dei quali osserveranno queste galassie proprio in simultanea con Planck), consentiranno di studiare i processi di emissione nelle galassie esterne a tutte le lunghezze d’onda e di comprendere sempre meglio i processi fisici ed evolutivi che operano nei vari tipi di galassie.
Planck scoprirà anche qualche migliaio di ammassi di galassie distribuiti su tutto il cielo tramite il cosiddetto effetto Sunyaev-Zel’dovich, ovvero il fatto che gli elettroni caldi presenti negli ammassi di galassie “riscaldano” le particelle di luce (i fotoni) del CMB che passano attraverso di essi provocando così delle piccole “distorsioni” nel segnale del CMB proprio nelle direzioni degli ammassi. Questi verranno poi osservati in dettaglio con osservatori a più alta risoluzione e a molte frequenze per comprendere la fisica delle galassie, del gas diffuso e della fantomatica materia oscura che essi contengono

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