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venerdì 4 febbraio 2011

La crisi in Egitto spiegata dalla teoria dei sistemi complessi?



"La civiltà dista quattro pasti dalle barbarie"; questa vecchia massima, quanto mai attuale, si addice molto bene a quello che sta accadendo in Egitto. Gli scienziati che studiano i sistemi complessi, hanno infatti stabilito che il legame sempre più stretto tra sistemi finanziari mondiali, quelli energetici e quelli alimentari possono creare delle ondate di instabilità, proprio come sta accedendo nei paesi nord-africani. In più, i migliori tra i modelli che descrivono le complesse interazioni  tra questi sistemi, potrebbero permetterci di capire quale sarà il prossimo pezzo del domino a cadere. 

Per il momento, essi ci mostrano che esistono due conseguenze di queste interdipendenze; in alcuni casi possono generare cambiamenti a cascata, cioè rivoluzioni, ma in altri casi possono anche crollare. Nel caso egiziano, visto le forti interdipendenze presenti, la situazione si sta mantenendo esattamente nello spartiacque tra le due evoluzioni.

Il cibo è una questione politica in Egitto: gli egiziani sono i più grandi importatori e consumatori di grano, e la maggior parte sono poveri. Come risultato, il governo mantiene l'ordine con forti sussidi per i pane, oltre a controllare tutta la filiera della produzione, dai porti in cui il grano viene scaricato, ai camion, ai mulini e ai panifici.  Ma tali sistemi gerarchici possono essere sia stabili che instabili.

Dagli studi è emerso il fatto che tali sistemi si mantengono stabili fintanto che il vertice gerarchico è stabile al proprio posto, ma basta una piccola incrinatura nel vertice per produrre un collasso. I primi segnali si stanno già mostrando in Egitto: nella capitale scarseggia il pane, i panifici stanno chiudendo per mancanza di farina e si è avuta notizia di un fornaio che è stato ucciso per aver tentato di alzare i prezzi è. E qui entrano in gioco le interdipendenze: anche dove il pane c'è, non ci sono i soldi per comprarlo, le imprese e le banche chiudono, i bancomat ed i salari si prosciugano. 

La situazione è preoccupante: gli studi mostrano come la povertà e la scarsità di risorse alimentari possono avere dei risvolti catastrofici nei moderni sistemi complessi. Per ovviare a ciò, è auspicabile che la ripresa del lavoro cominci prima dell'inizio del collasso; una buona notizia sta invece nel fatto che sostituendo il vertice gerarchico, secondo i modelli tutto sembra ritornare a condizioni di stabilità.

La rivolta in Egitto si è innescata quando, inaspettatamente il mese scorso, la Tunisia si è liberata della dittatura trentennale. Anche la rivolta tunisina fu innescata in parte dall'aumento dei prezzi alimentari, che a dicembre aveva raggiunto i massimi storici.

Da allora i manifestanti sono scesi in piazza anche in Algeria, Marocco, Giordania e Yemen, protestando anch'essi per i prezzi elevati degli alimenti. La banca d'investimento asiatica Nomura ha recentemente pubblicato un elenco dei 25 governi più vulnerabili dalla scarsità di cibo, nei paesi che dipendono dalle importazioni e in cui le persone spendono un terzo o più del loro reddito per l'alimentazione. L' Egitto si trova in sesta posizione, il Marocco, Algeria e Libano si trovano tra i primi cinque, la Tunisia è al 18°posto. Le sollecitazioni derivanti da decenni di dittatura, secondo gli studiosi, potrebbero avere trasformato l'intero Medio Oriente in un "sistema auto-organizzato critico": l'accumulo di stress, rende questi sistemi vulnerabili ai cambiamenti a cascata innescati da perturbazioni relativamente piccole. 

I ricercatori stanno ora cercando di costruire modelli matematici che descrivano le interconnessioni tra i sistemi economici mondiali, grazie ai quali sarà più facile prevedere le future ondate di instabilità.  Un altro aspetto che mostra come la matematica, e la scienza più in generale, può trovare applicazione anche negli ambiti meno sospetti della società.

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