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giovedì 5 maggio 2011

La mortalità da ondata di calore


Anche se questa primavera sta mostrando temperature leggermente più basse rispetto ai valori medi, prima o poi anche quest'anno arriverà la prima vera ondata di calore; un problema da non sottovalutare,  soprattutto per quelle categorie (anziani, bambini, cardiopatici) il cui stato di salute può essere messo a dura prova dall'azione combinata di temperatura e umidità.

Il rischio di morire per un'ondata di calore è più alto quanto più l'ondata è precoce e quanto più è calda o prolungata. E' questa la conclusione a cui è giunto uno studio compiuto da ricercatori della Yale University e pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Health Perspectives. Durante la prima ondata di caldo stagionale, infatti, la mortalità si attesta a circa il 5%, rispetto al 2.7% delle ondate successive. Secondo gli studiosi, all'inizio dell'estate le persone non sono ancora del tutto abituate al calore e questo può avere conseguenze mortali soprattutto per i soggetti a rischio quali anziani, bambini e cardiopatici.

Lo studio , che ha preso in esame i dati registrati da 43 città degli Stati Uniti per il periodo 1987-2005, ha mostrato che durante la prima ondata di calore della stagione la mortalità aumenta in media del 2.49%.; inoltre, il tasso di mortalità aumenta del 2.69% per ogni aumento di 1 grado Fahrenheit (circa 0.56 °C) di temperatura media e del 0.38% per ogni giorno in più di durata. Nello studio, l'ondata di calore è stata definita come il periodo di due o più giorni in cui la temperatura ha superato il 95% percentile delle temperature tra maggio e settembre nei 19 anni in esame. 

Il rischio di mortalità è risultato maggiore nel Nord-Est e nel MidWest piuttosto che nel Sud degli Stati Uniti; probabilmente, anche se a Sud è più caldo, il fatto che i condizionatori siano più diffusi e che le persone sono più acclimatate fa scendere il rischio di morte per il caldo. Oltre alle variazioni a livello regionale, gli autori hanno anche scoperto che a parità di durata e di intensità, le ondate di calore possono variare di anno in anno o all'interno della stessa città. 

Concludo con una considerazione da addetto ai lavori: l'uso degli indici di calore, che si basano solo sulla temperatura dell'aria e sull'umidità, potrebbe risultare riduttivo e quindi non efficace nella corretta gestione di questi tipi di emergenze. L'ideale sarebbe sviluppare modelli più complessi che integrino questi due parametri con le informazioni di durata presunta, mortalità storica ed informazioni medie di tipo climatologico.

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