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mercoledì 22 settembre 2010

Perchè le previsioni meteo in Italia sono difficili?


Le previsioni meteorologiche rivestono al giorno d'oggi un'importanza fondamentale: dai voli aerei ai pic-nic, passando per l'agricoltura e la protezione civile, non esiste quasi più nessun ambito che può dirsi totalmente indifferente a quella che sarà l'evoluzione del tempo.

Merito sicuramente degli enormi passi avanti che si sono fatti in questa disciplina, la quale, grazie soprattutto all'avvento dei modelli meteorologici e dei satelliti, riesce a prevedere correttamente le condizioni meterologiche per il giorno successivo mediamente nel 95% dei casi.

Nonostante tutto ci sono aree in cui la previsione meteorologica è più difficile, e l'Italia è una tra queste; le motivazioni sono da ricercare principalmente nelle complesse caratteristiche orografiche ed idrografiche che vanno a modificare pesantemente le dinamiche delle perturbazioni. Volendo fare una ardita semplificazione, mentre nel Nord-Europa una perturbazione che vediamo in Atlantico ce la ritroveremo (quasi) tale e quale sopra la testa, in Italia questo succede molto meno spesso (non a caso le prime teorie sulle dinamiche dei fronti meterologici sono dovute alla scuola norvegese).

La principale catena montuosa europea è anche tra i principali fattori di disturbo nel movimento delle perturbazioni: le Alpi, infatti, rappresentano una efficace barriera rispetto alla discesa delle masse d'aria fredda da nord (aria fredda che, data la sua densità, viaggia a quote basse). Una volta che queste masse d'aria si trovano la strada sbarrata possono soltanto fare due cose: aggirare la catena montuosa ad ovest, dalla porta del Rodano, o aggirarla ad est, dalla porta della Bora.

Nel primo caso, l'aria fredda si tuffa sopra un Mare Mediterraneo relativamente caldo, dando luogo ad un sistema di bassa pressione sul Golfo di Genova in successivo spostamento verso l'Italia centro-meridionale. In questo caso le regioni più colpite dal maltempo sono quelle tirreniche, tipicamente Liguria e Toscana.

Nel secondo caso, invece, l'ingresso dalla porta della Bora determina solitamente la formazione di un minimo barico sul medio-alto Adriatico, con conseguente attivazione di forti correnti nord-orientali, foriere di precipitazioni soprattutto lungo le regioni del versante orientale della penisola.

La presenza delle Alpi può inoltre bloccare l'avanzata di una struttura perturbata, generando, nel versante sopravento, un'intensificazione dei fenomeni di precipitazione (effetto stau); per motivi fisici, tutto questo si traduce nello sviluppo di forti venti, caldi e secchi, nel versante sottovento (venti detti catabatici o venti di foehn). In ultimo, la presenza della catena alpina può ritardare la propagazione dei fronti o provocare un disaccoppiamento tra la nuvolosità alle diverse quote.

La catena appenninica, seppur in forma attenuata, può dar luogo allo stesso tipo di effetti; in particolare gli Appennini proteggono le regioni tirreniche dalle incursioni di aria fredda provenienti da nord-est, le quali, incagliandosi nei versanti adriatici, scaricano la maggior parte delle precipitazioni nei settori sopravento. Un esempio è rappresentato dalla forte nevicata dell'inverno 2005, che ha determinato dei grossi accumuli nevosi nei versanti adriatici dalla Romagna fino al Molise.

Ma le montagne non rappresentano l'unico fattore capace di modificare pesantemente le caratteristiche delle masse d'aria in arrivo: anche la presenza del mare può infatti giocare un ruolo fondamentale. Il Mare Mediterraneo, essendo un mare chiuso, è in generale più caldo rispetto all'oceano: una massa d'aria che vi transita sopra tende quindi ad aumentare il proprio contenuto di energia, sia in termini di temperatura che in termini di umidità. E proprio l'umidità rappresenta il carburante di tutte le perturbazioni meteorologiche, traducendosi poi in precipitazioni più intense ed abbondanti. Non è raro infatti vedere, in Adriatico come sul Tirreno, la formazione di rovesci o temporali che poi vanno a scaricare sulla terraferma notevoli quantità di pioggia, a volte anche solo in zone piuttosto ristrette.

Se si considera che l'Italia è circondata dal mare su tre lati, risulta chiaro che anche questo fattore, a volte, può dare luogo a delle sorprese non troppo gradite.

Si potrebbe obiettare che i modelli meteorologici, sopratutto quelli di ultima generazione a risoluzione più alta, dovrebbero essere in grado di prevedere tutti questi fenomeni; potenzialmente questo è vero, ma le inevitabili e fisiologiche approssimazioni che essi contengono, sia nella descrizione dell'orografia che dei processi di formazione della pioggia, unite alla caoticità del sistema atmosfera, fanno si che rimanga comunque un piccolo margine di errore.  

Con la speranza, da meteorologo, che alla luce di tutte queste cose l'errore nella previsione venga visto con un pò più di indulgenza.

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